
Less is more? Enough is better.
Less is more è una delle frasi più usate e abusate nell’ambito dell’architettura, del design e dintorni. E a buona ragione. In questa semplice locuzione – bandiera di Mies Van Der Rohe, grande maestro del movimento moderno – c’è l’essenza delle cose migliori che possono esser create nel campo del design. Meno è più: semplifica, togli il superfluo, sfronda. E arriverai all’essenza.
Semplificare non è semplice: è un gioco di parole tanto vero quanto sottile. Semplificare senza banalizzare, senza impoverire, non è affatto semplice, perché presuppone una profonda comprensione del tema. Solo analizzando a fondo ed entrando nel cuore del nostro lavoro di designer, del nostro tema di studio, possiamo ambire a scoprirne l’anima e a rivelarla tramite la semplificazione.
Da poco ho partecipato a un seminario di Piero Babudro sul web copywriting e la scrittura creativa. Piero ha espresso e chiarito un concetto al quale credo profondamente. Semplificare, sintetizzare sono operazioni che servono a centrare il tema, ma il tema sarà davvero centrato quando avremo la sensazione di essere arrivati all’abbastanza, ad una compiutezza e completezza che ci soddisfano, a quel q.b. personale che può essere interpretato solo a sensazione, e che si basa sulla nostra esperienza. Allora ecco che less is more diventa enough is more: enough is better.
Nel lavoro di designer mi scontro spesso con un dubbio: sarò davvero arrivata al cuore del problema? Avrò centrato il tema? Cos’altro posso aggiungere/sottrarre? Questa decorazione è solo un vezzo o una necessità interpretativa? Sono domande che in verità non mi mettono in crisi, anzi mi fanno appassionare ancor di più a quello che sto facendo. Sono quei campanelli d’allarme che aiutano a tenere sempre a mente la finalità ultima del lavoro: appagare un’esigenza del cliente tramite un’interpretazione personale che si fondi su una solida base semantica.
Cinzia
atCondivido in pieno Sara: riuscire ad essere essenziali senza essere banali è veramente una missione per chi fa il tuo (nostro) lavoro.
Grazie per questo spunto di riflessione sempre importante!
E complimenti per l’articolo, scritto meravigliosamente
sarabardelli
atGrazie Cinzia, siamo sempre in sintonia io e te :*